Ormai esistono due chiese cattoliche. È molto triste fare questa constatazione: ma le constatazioni equivalgono a una presa d’atto di ciò che esiste; e ciò che esiste non ha a niente a che fare con ciò che si vorrebbe.
È molto triste, perché equivale ad ammettere che, di fatto, è in corso uno scisma: la peggiore sciagura che mai possa colpire la Chiesa cattolica; ossia l’equivalente, per la società profana, di una guerra civile, e sia pure strisciante e non apertamente combattuta.
Combattuta, però, con le armi spirituali e intellettuali: questo sì. E le conseguenza, sul piano morale e soprattutto sul piano della fede, sono immense, e semplicemente catastrofiche. Tremenda è la responsabilità di coloro i quali ne portano il peso, davanti a Dio e davanti agli uomini.
C’è una chiesa modernista, progressista, laicista, razionalista, edonista; una chiesa gnostico-massonica che piace ai poteri forti della finanza e dell’economia, i quali, infatti, hanno puntato su di essa e incessantemente, senza ritegno, la finanziano, la incoraggiano, le concedono tutto lo spazio mediatico possibile e immaginabile (e questo mentre in Medio Oriente e in Nordafrica è in corso un sistematico genocidio dei cristiani, del quale praticamente non si parla, nonostante le disperate invocazioni di aiuto di quei vescovi, ai quali i giornalisti della lobby politicamente corretta non concedono interviste né programmi televisivi).
È una chiesa che, in tema di questioni etiche, va decisamente nella direzione auspicata dalla cultura profana oggi imperante, quella liberal-radicale; che strizza l’occhio agli “umanesimi” che pretendono sempre più diritti per tutti, calpestando sia la legge religiosa, sia la legge morale naturale; e che, al proprio interno, vorrebbe sempre meno autorità per il pontefice, sempre meno soprannaturalità, sempre meno dogmi, sempre meno identità e specificità cristiana, a favore di un “ecumenismo” che è, in effetti, una maschera per diffondere un indifferentismo religioso a tutto campo, preludio alla distruzione delle singole religioni in vista della ricostruzione di una nuova religione globale, conforme ai disegni del Nuovo Ordine Mondiale, i quali vogliono porre gli uomini e le culture sotto la dittatura onnipotente del capitale finanziario, e annientare la dignità e la libertà autentica di ciascun essere umano.
Chiesa o antichiesa?
Questa è la chiesa, o piuttosto l’antichiesa, che piace tanto al suo grande ispiratore, nonché suo Papa ideale, Eugenio Scalfari, il quale a ciò si adopera da decenni, e che ha avuto l’improntitudine di “salutare” l’ascesa al soglio pontificio di papa Francesco con una tristemente celebre intervista, nella quale è riuscito a fargli dire tutto quel che voleva sentirsi dire, giusto nel senso del relativismo e dell’indifferentismo, ad esempio strappandogli la dichiarazione che basta seguire la propria coscienza per essere a posto col mondo e con Dio, come se la Rivelazione cristiana contasse zero. Ed è la chiesa, o piuttosto l’antichiesa, nella quale la fanno da protagonisti sedicenti teologi e perfino vescovi e cardinali, da quell’Enzo Bianchi, falso prete del monastero di Bose, il più perfetto esempio di anti-teologia cattolica che sia dato immaginare, o quel Walter Kasper che, purtroppo, dalla sua posizione eminente di alto prelato, non si stanca, da più di mezzo secolo, di seminare confusione e disorientamento nel gregge dei fedeli, certo di avere la verità in tasca, e convinto che la chiesa del futuro, la sua chiesa, sia ormai a portata di mano, dietro l’angolo: quella chiesa che avrebbe voluto vedere edificata fin dagli anni ’60 del Novecento, dopo il Concilio Vaticano II (ma, per lui e quelli come lui, basta dire: il Concilio; perché è l’unico che, per loro, conti, mentre gli altri, e specialmente il Vaticano I e quello di Trento, sono, press’a poco, il simbolo stesso del male, dell’oscurantismo e della reazione clericale).
Ai Bianchi, ai Kasper e a tutti i loro consimili non viene mai in mente, evidentemente, che l’attenzione e la simpatia riservate loro dai media laicisti, e specialmente da quelli progressisti e di sinistra, stanno proprio a significare che essi sono, di fatto se non nelle intenzioni, gli utili idioti della auto-demolizione della cultura e della spiritualità cattoliche; il loro narcisismo è talmente sconfinato che, mentre si pavoneggiano davanti ai microfoni e mentre rilasciano interviste, tengono conferenze, scrivono saggi ed articoli, sono convinti di servire la buona causa, mentre stanno facendo il lavoro sporco che il mondo profano non è riuscito a fare, neppure al culmine delle tenebre della modernità (altro che le supposte tenebre del Medioevo!): demolire l’ultimo bastione della visione spirituale della vita, tenere a freno le forze sataniche del consumismo feroce, del materialismo selvaggio, dell’egoismo aggressivo e scatenato.
Nomi tutelari e padri ispiratori
I loro numi tutelari e padri ispiratori si chiamano Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, Hans Küng: gente che non ha fatto altro che criticare la Chiesa e i Papi (tutti, sino a Benedetto XVI) perché troppo conservatori e troppo autoritari; che proporre una serie di riforme radicali, dalle donne prete al riconoscimento delle unioni omosessuali, dall’eutanasia all’aborto – sia pure con i debiti distinguo e con le sottili, ipocrite riserve di gesuitica memoria; che mettere in dubbio, ma senza dirlo apertamente, la soprannaturalità della Rivelazione, la divinità di Cristo, l’efficacia e la stessa legittimità del culto mariano e di quello degli Angeli e dei Santi; che non vuol sentir neanche parlare del Diavolo e dei preti esorcisti; che ha smesso di parlare del peccato e della Grazia, per magnificare sempre la grandezza dell’uomo e la “misericordia” di Dio, indipendentemente dal pentimento del peccatore (e perciò negando, di fatto, lo stesso significato del libero arbitrio: quasi che l’uomo fosse destinati alla salvezza anche contro sua voglia); che pone tutte le religioni sullo stesso piano, nega al cristianesimo qualunque priorità, nega, anzi, lo stesso concetto di Verità, con la lettera maiuscola; e che vorrebbe ridurre il cristianesimo a una specie di offerta spirituale da accogliere secondo i gusti e le preferenze di ciascuno, perciò disponibile a qualsiasi adattamento, a qualsiasi revisione, correzione e modifica, pur che nessuno resti escluso: perché, per loro, la grande parola d’ordine è: inclusione, una specie di mantra che non si stancano mai di ripetere ad ogni pie’ sospinto, mostrando di non aver capito nulla, assolutamente nulla, del discorso tenuto da Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima cena, e riferito per esteso nel Vangelo di Giovanni, e che è, poi, la sintesi e la summa di tutta la Buona Novella.
Questa antichiesa di stampo gnostico e massonico si è impadronita anche della maggior parte della stampa e dell’editoria all’interno della stessa Chiesa cattolica: dal quotidiano L’Avvenire, al settimanale Famiglia cristiana, alle già gloriose e benemerite Edizioni Paoline e alla Casa Editrice San Paolo, divenute irriconoscibili rispetto a ciò che erano un tempo e del tutto degenerate rispetto alla nobile funzione di informazione e di elevazione spirituale e culturale che avevano svolto fino all’inizio degli anni ’60 del Novecento; sicché, sfogliando libri e giornali cattolici a grande tiratura, il credente potrebbe anche avere l’impressione che la Chiesa cattolica sia questa, che il Magistero sia questo, che le verità eterne siano state silenziosamente modificate a sua insaputa, e che altro non gli rimanga da fare se non “aggiornarsi” ai tempi nuovi, annunciatori delle “magnifiche sorti e progressive” della cristianità moderna, e dell’umanità tutta.
Per fortuna, esiste anche un’altra Chiesa, quella vera, che viene spesso chiamata, con più o meno malcelato disprezzo, “tradizionalista”, mentre è la Chiesa cattolica di ieri, di oggi e di sempre, perché resta fedele al Vangelo, alla dottrina, al Magistero, così come esso si è venuto configurando nel corso di quassi duemila anni di storia, sorretto dalla buona volontà degli uomini e tenuto sulla retta via dall’azione soprannaturale dello Spirito Santo, così come Gesù stesso, nel lasciare questo mondo, aveva promesso ai suoi discepoli. Esistono ancora dei teologi i quali, incuranti delle critiche e delle insinuazioni con cui si cerca di zittirli, di intimidirli, di emarginarli, continuano a studiare, approfondire e trasmettere la vera dottrina cattolica: e, fra essi, un posto speciale spetta a monsignor Antonio Livi, allievo di Étienne Gilson e collaboratore di Cornelio Fabro: uno studioso che onora la cultura cattolica e che si oppone alla rovinosa deriva demagogica, relativista e laicizzante.
Enzo Bianchi, l’umanista ateo
Ci piace, a questo punto, riportare alcuni passaggi di un articolo, apparso su La Nuova Bussola quotidiana del 14/09/2015, e intitolato: «Enzo Bianchi, l”‘umanista ateo” getta la maschera», scritto in risposta all’intervista rilasciata da Bianchi alla giornalista de La Repubblica Silvia Ronchey, e pubblicata su quel giornale il 09/09/2015 sotto il titolo «La Chiesa del futuro»:
La prima critica di Bianchi colpisce la cristianità del quarto e quinto secolo: «Quando con Teodosio il cristianesimo è diventato religione dello stato imperiale la furia dei monaci – lo dico con dolore, mi strappa il cuore – ha distrutto i templi pagani, fatto uno scempio di opere d’arte non diverso da quello dell’Is, ma ben più vasto. È il motivo per cui san Basilio non ha mai usato nei suoi scritti la parola “monaco”: designava integralisti violenti, i talebani del momento. Guardando i secoli mi permetto di dire, pur con tutte le differenze: vediamo che altri rifanno a noi quello che abbiamo fatto». [Qui, partendo dal caso di Ipazia, Bianchi elenca] una serie eterogenea di personaggi che avrebbero testimoniato una non precisata «posizione di umanità». Insomma, si tratta di un’altra esplicita professione di fede nella “religione dell’uomo”. La cosa strana, peraltro, è che Bianchi nomina […] anche il frate domenicano Girolamo Savonarola, che per quanto vittima di lotte politiche tra Firenze e il Papa, non ha nulla a che vedere con l’umanesimo ateo, anzi è stato un uomo di autentica fede e di grande rigore morale, tanto che a Firenze si oppose energicamente ai costumi e anche alle arti dell’Umanesimo paganeggiante, tanto da far bruciare libri e quadri sconvenienti, proprio come avevano fatto i «monaci integralisti» contro i quali Bianchi si era scagliato qualche riga più sopra. […]
Più avanti egli si mostra entusiasta di Papa Francesco, non perché sia, come tutti i suoi predecessori, il Vicario di Cristo (figuriamoci!), ma solo perché in qualche caso le sue direttive pastorali sembrano in sintonia con le direttive politiche emanate dalle lobbies installate negli organismi internazionali, dall’ONU all’UE, delle quali sono zelanti propagandisti La Repubblica e gli altri media di orientamento laicista, cioè massonico. Ad esempio, parlando delle direttive pastorali di papa Francesco riguardo all’accoglienza dei profughi in Italia, Bianchi va all’attacco di ogni opinione e di ogni prassi che a lui sembrano “disobbedienza” al Papa: «Il papa ha lanciato l’allarme già due anni fa, dopo la visita a Lampedusa. È rimasto inascoltato e credo che anche questo suo nuovo appello lo sarà. Il fastidio di un certo clero verrà magari dissimulato dall’ipocrisia religiosa, che è la più bieca e spaventosa di tutte». E poi: «Un mese fa il vescovo di Crema ha chiesto di ospitare i rifugiati in locali adiacenti una scuola cattolica, è stato contestato dalle famiglie. La situazione italiana è una vergogna, soprattutto nelle regioni tradizionalmente più cattoliche, il Veneto e la Lombardia». […] La dottrina morale cristiana – che si estende anche agli orientamenti socio-politici che costituiscono la “dottrina sociale della Chiesa” – non è stata affatto rivoluzionata dal Concilio, come peraltro ebbe a chiarire definitivamente san Giovanni Paolo II con la sua enciclica Veritatis splendor.[…]
Dove l’incoerenza del discorso raggiunge i vertici della più volgare dialettica ideologica è quando Bianchi tesse le lodi della «tolleranza islamica», da contrapporre all’intolleranza dei cristiani, sia di Oriente che di Occidente. Senza preoccuparsi di distinguere l’espansione militare degli Arabi da quella dei Turchi, senza accennare alle persecuzioni di cristiani e di ebrei iniziate già con Maometto, Bianchi racconta questa favola: «Al tempo della conquista musulmana i cristiani del Medio Oriente hanno aperto le porte delle loro città agli arabi che portavano libertà di culto e affrancavano dalle angherie economiche del governo imperiale cristiano. La convivenza di cristiani, ebrei e musulmani nel corso del medioevo islamico ha fatto fiorire momenti di cultura straordinari, come nel mondo sufita, che conosco bene». Allargando il discorso, aggiunge: «L’islam è una religione di pace e mitezza con una mistica di forza pari a quella cristiana». […]
Passando poi dalla mistica alla violenza, e volendo ripartirne equamente la colpa a cristiani e islamici, Bianchi espone la teoria aberrante della pari verità e della pari falsità di tutti i cosiddetti “libri sacri”, che andrebbero interpretati alla luce – guarda un po’ – della morale umanistico-atea: «Se nel Corano ci sono testi di violenza, non sono molto diversi da quelli che troviamo nella Bibbia e che ci fanno inorridire. […]
Insomma, nel cristianesimo non ancora riformato da Bianchi c’è solo violenza, ipocrisia e/o ignoranza. E la colpa dell’ignoranza va attribuita all’«autorità ecclesiastica» (san Pio X?) che avrebbe ostacolato con «terribili condanne» la lotta dei teologi illuminati (i modernisti?) per liberare i fedeli dall’interpretazione integralistica della Scrittura. Così Bianchi conferma il suo progetto di graduale eliminazione di tutti quegli aspetti di verità soprannaturale che sono propri della Chiesa cattolica, a cominciare dall’ispirazione divina della Scrittura e dal carisma dell’infallibilità conferito da Cristo al Magistero, che della retta interpretazione della Scrittura è garante (contrariamente a quanto pretende Lutero con la dottrina del “libero esame”)… […]
Eliminata la verità di Dio creatore e autore della legge naturale; eliminata la verità di Cristo, unico «Salvatore dell’uomo», e quindi la verità di Dio uno e trino; resta da eliminare – per finire di togliere al cristianesimo la sua dimensione soprannaturale – la verità di Maria «Madre del Redentore». E Bianchi, per denigrare il culto mariano (inviso ai protestanti e quindi considerato da Bianchi un ostacolo sulla via dell’ecumenismo), non esita a tirare in ballo il vecchio tema della misoginia nella Chiesa cattolica. [… ]
Indubbiamente Bianchi sogna (assieme a Hans Küng) una riforma della Chiesa cattolica che la porti ad assomigliare alle comunità protestanti, con donne-sacerdoti e donne-vescovi. Ma per i cattolici dotati di buon senso e di autentico sensus fidei questo non è un bel sogno, anzi è un incubo. Come i lettori della Nuova Bussola Quotidiana sanno bene, sono anni che io denuncio inutilmente le assurdità teologiche di Enzo Bianchi. Ho detto e ripeto che materialmente sono indubbiamente eresie, anche se formalmente non hanno la dignità di un discorso eretico, perché sono solo strumenti dialettici di una politica ecclesiastica a favore della lobby umanistico-atea. Lui, imperterrito, continua a pontificare, forte dell’appoggio istituzionale di chi è a capo di quella lobby e dell’appoggio mediatico della cultura “laica” (così si suole dire per non dire “massonica”). Il bello è che nemmeno lo stesso Bianchi è stato capace di contraddire le mie critiche alla sua falsa teologia, ad esempio quando gli facevo notare che parlava di Cristo come di una creatura, negandone esplicitamente la divinità (del resto lo ha imparato dal suo maestro Walter Kasper, il quale lo ha imparato a sua volta da Karl Rahner). Ogni volta che ha replicato alle mie critiche teologiche, Bianchi non ha saputo dire altro che in Vaticano lo stimano e lo nominano consulente di questo o di quello, e che i vescovi italiani lo chiamano continuamente a parlare ai fedeli delle loro diocesi, eccetera. Cose che sono vere (purtroppo!) ma nulla hanno a che vedere con le mie critiche, che non sono rivolte alla persona ma alle sue dottrine, e sono teologicamente ineccepibili, perché fondate sulla fede e sulla logica (l’una e l’altra cosa insieme).
Bianchi si è sempre comportato come Bruno Forte, Gianfranco Ravasi e tanti altri che di fronte alle mie critiche teologiche (cfr il mio trattato su “Vera e falsa teologia”) non tentano nemmeno di confutarle ma si accontentano di mostrarmi orgogliosamente le loro insegne episcopali o cardinalizie. A me non resta che pregare, mentre continuo a consigliare tutti di non prendere per magistero quello che Magistero assolutamente non è.
Non vale nemmeno la pena di riprendere, punto per punto, le affermazioni di Enzo Bianchi, già lucidamente analizzate e confutate da Antonio Livi: si tratta del più becero pattume politically correct, nel quale non manca proprio nulla perché possa piacere all’antipapa Eugenio Scalfari: dalla glorificazione dell’islamismo e della sua “mitezza”, alla reprimenda contro le violenze dei cristiani (di milleseicento anni fa!), alla totale incomprensione e all’aperto disprezzo nei confronti dei sentimenti di popolazioni cristiane di antichissima data, come quelle della Lombardia e del Veneto, abbandonate, dalla Stato e dalla Chiesa, alla mercé di una invasione islamica che porta con sé, oltretutto, un evidente peggioramento della qualità della vita, a cominciare dalle cose più semplici, come la libertà di andare in giro, e perfino di restare in casa propria, con un minimo di sicurezza. Dal suo monastero di Bose, il falso prete Enzo Bianchi può pontificare quanto gli pare: ma la realtà quotidiana che i cristiani d’Italia, d’Europa, e soprattutto dell’Asia e dell’Africa, stanno vivendo, nell’indifferenza del mondo e di una parte dei loro stessi pastori, è completamente diversa. Essi hanno compreso quel che già il cardinale Giacomo Biffi aveva ben visto, e andava dicendo, da molto tempo: che aprire le porte all’immigrazione islamica incontrollata è un errore fatale, e che non solo la Chiesa e i cristiani, ma l’intera Europa si sta giocando, su ciò, la propria identità e il proprio futuro.
E questo, del rapporto con l’islamismo – che, secondo Bianchi, sarebbe tutto da reimpostare, ovviamente cospargendosi il capo di cenere per tutte le violenze commesse dai cristiani malvagi nei secoli passati, ma senza troppo intenerirsi per la tragedia epocale che i cristiani, oggi, stanno vivendo sotto il terrore del fondamentalismo islamico – è solo uno dei cavalli di battaglia che Enzo Bianchi, e tutti i cantori della chiesa nuova da essi invocata, non desistono dal lanciare all’assalto della radio, della televisione, della stampa e ovunque si offra loro il benché minimo spazio per diffondere le loro idee. Spazio che si allarga ogni giorno di più, e per ovvie ragioni: potrebbero desiderare, quei poteri gnostico-massonici bramosi di assestare il colpo finale alla Chiesa cattolica e al Vangelo, degli alleati più utili e più volonterosi, di tutti costoro?
Francesco Lamendola